Abbassato il sipario sull‘ultimo premio Matilde Serao, assegnato a Dacia Maraini dal direttore de il Mattino Federico Monga presso la sala del Palazzo delle poste di piazza Matteotti, c’è da riflettere da lettori e addetti ai lavori alle soglie del ventesimo anno del nuovo millennio, se parole, aggettivi, titoli e pensieri riescono ad incidere sulle coscienze come al tempo della Serao riusciva a fare con indipendenza intellettuale e autonomia il suo mestiere.
Figlia di una Napoli lambita dalla Belle Époque, dormiente sotto i fumi di fine secolo troppo spesso silenziosamente omertosa nei confronti di uomini che fanno da padroni su donne ancora lontane dal suffragio universale, Matilde Serao è riuscota a ‘scrivere’ una storia in discontinuità.
Oggi sarebbe definita una femminista, una donna- coraggio, innamorata del suo primo uomo onorato con quattro figli e perdonato con pazienza giobbica ( come ricorda Donatella Trotta) fino ad adottare ed amare la sua figlia illegittima.
Nel tempo in cui tutto scorre in modo velocemente non c’è spazio per l’amore salvifico della Serao, ma ne è comunque un esempio incondizionato di amore verso una bambina che rappresenta passione e fallimento al contempo di un sentimento ormai finito.
Non solo alla morte di suo marito Edoardo Scarfoglio, ma molto prima Matilde amava accompagnarsi con un uomo più giovane di lei che non nascondeva nelle sue lunghe passeggiate tra Napoli e Roma, anche in questo fu anticipataria di un’ epoca che poi verrà.
Una donna libera, emancipata e oggi più che mai appare ancora più rivoluzionaria. Riteneva che il suo lavoro presso le poste centrali fosse monotono e ripetitivo per cui anche un attimo, un minuto libero lo concedeva alla osservazione analitica dei vicoli, piazze, palazzi e genti che le dessero l’opportunità di narrare la vita del popolo napoletano di cui fu scrittrice ed autrice nel “Ventre di Napoli”.
Ma oggi, ci chiediamo se sventrato il centro storico della città con la sua strada maestra dritta e rigida, si può ipotizzare di risanare Napoli non solo urbanisticamente ma dalla malavita.
La penna della giornalista-fondatrice del più importante e letto quotidiano del Mezzogiorno d’Italia riuscì a raccontare un Sud dimenticato, abbandonato e lasciato al suo destino.
Scrisse 26 romanzi dopo aver fondato più di un giornale. Inventò strategie di vendite con la tessera a punti per l’ acquisto del quotidiano. Nella società liquida del sociologo Zygmunt Bauman dove tutto è veloce e temporaneo le parole, la scrittura ed i pensieri di Matildei Serao restano e sono una guida, una bussola per capire verso quale approdo stiamo andando.
Elena Barbato