Sono ad un passo dal rinvio a giudizio e di finire sul banco degli imputati. Rischiano una condanna fino a 15 anni di carcere.
Scrivere senza rispettare niente e nessuno sui social, commentare senza rispetto, vomitare rancore e inneggiare all’odio in rete, nascodersi dietro un fake immaginando di fare la franca e quindi non essere pizzicato può costare molto caro.
Investigatori, magistratura e società internazionali che gestiscono le piattaforme dei social collaborano tra loro con un unico intento: debellare ogni forma di violenza dalla rete.
Ne sanno qualcosa i nove odiatori seriali che alla vigilia della formazione del primo governo Conte si scatenarono contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e rivolgendo all’inquilino del Quirinale frasi offensive e minacce.
Pensavano, immaginavano che scrivendo sulle proprie bacheche oppure lasciando un commento anche offensivo rientrasse nella libertà costituzionale di potersi esprimere.
Non è così, non è mai stato così. Identificati – alcuni erano ben nascosti sotto false identità – ora sono finiti nei guai. In particolare c’è una donna di 68 anni, grillina sfegatata di Bologna che – lo ha dichiarato a verbale – suggestionata da alcuni parlamentari dei 5 Stelle scrisse rivolta al Capo dello Stato : “Ti hanno ammazzato il fratello, cazzo… non ti basta?”.
La signora che ha 68 anni non è sola con lei altri otto ‘odiatori’ formato web e tutti accusati di attentato alla libertà, offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica e istigazione a delinquere.
C’è l’urgenza di alfabetizzare, insegnare, creare coscienza nell’uso del web. Molte volte chi offende e scrive cose gravissime via social, lo fa anche a viso aperto, insomma, neppure è consapevole che commette un reato penale ed soggetto a pesanti provvedimenti giudiziari.