Sono tracsorsi 50 anni dalla strage della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, ci furono17 morti e oltre 80 feriti.
Una bomba di matrice neofascista, strategia stragista, accelerare per sovvertire la democrazia e sospendere la costituzione e instaurare una dittatura con un golpe.

Il capo dello Stato, Segio Mattarella ha voluto esserci perché “Quell’ordigno fu uno strappo lacerante; recato alla pacifica vita di una comunità e di una Nazione, orgogliose di essersi lasciate alle spalle le mostruosità della guerra, gli orrori del regime fascista, prolungatisi fino alla repubblica di Salò, le difficoltà della ricostruzione morale e materiale del Paese”.
E, avverte il presidente, “il trascorrere del tempo non colloca tra gli eventi vecchi e da rimuovere l’attacco alla democrazia portato in quegli anni: non commetteremo l’errore di pensare che siano questioni relegate a un passato più o meno remoto”.

Poi la picconata forte, improvvisa assestata dal presidente della Repubblica: “Sono stati anni durante i quali l’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato è stata doppiamente colpevole”.
Parole pesantissime che suonano come un atto d’accusa a pezzi di Stato che ancora nell’ombra tentato di telecomandare la storia del nostro Paese.
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