A chi ha fatto notare la ‘sospetta’ e per molti versi ‘sorprendente’ decisione – adotta con fermezza e sollecitudine – di abbattere e ricostruire il plesso scolastico ‘Rocco Jemma’ di via Guglielmo Appulo a Mater dei, quartiere Avvocata, senza neppure aver considerato l’ipotesi di adottare accorgimenti tecnici per la messa in sicurezza della struttura adeguandola ai moderni standard di sicurezza antisismici oppure destinarla ad altro utilizzo è intervenuta l’assessora all’istruzione Maura Striano che sulle pagine di Repubblica Napoli ha sgomberato il campo da illusioni e da chi vorrebbe precipitose retromarce dell’amministrazione.
La rappresentante di Palazzo San Giacomo ha ribadito: “Non torneremo sulle nostre decisioni. La scelta di ristrutturare l’immobile del nido ‘Rocco Jemma’ e dell’asilo ‘Fava – Gioia’ non è oggetto di ripensamento. Va abbattuto e ricostruito. Mai genitori stiano tranquili: troveremo una buona soluzione per il prossimo anno”.
Eppure la storia dell’abbattimento di un edificio costruito negli anni quaranta quindi relativamente recente rispetto alla media dei fabbricati di ogni ordine e grado ad uso scolastico tra Napoli e la Città metropolitana induce una serie di dubbi e sollecita più di una domanda.
E qualche interrogativo se lo pone anche la consigliera regionale Maria Muscarà che spiega: “Apprendo in queste ore la decisione del Comune per l’abbattimento dell’asilo nido Rocco Jemma nel quartiere Materdei, perché a quando pare risulterebbe pericolante e ‘non a norma’ , per farlo poi ricostruire grazie ai fondi del PNRR per 5 milioni di euro”.
“Il caso strano è che, se realmente le mura fossero fatiscenti ed a rischio crollo, come mai i bambini frequentano normalmente l’ambiente scolastico ancora oggi? – chiede la Muscarà – si tratta di una struttura di epoca fascista, con cento anni di storia, e con modalità di costruzioni nettamente migliori delle nostre, difficile parlare di materiale di scarsa qualità”.
“Bisognerebbe certamente ristrutturare e fortificare la struttura piuttosto che abbatterla, contribuendo indirettamente anche in questo caso ad una cancellazione continua della memoria: generazioni di bambini sono passati lì!”.
E poi conclude: “Sono al fianco delle famiglie che in questi giorni stanno protestando contro questa decisione per un’infinità di motivi l’eventuale spostamento, vedrebbe i bambini chissà dove e con la difficoltà delle famiglie da accompagnarli certamente a più chilometri di distanza da casa e per chissà quanto tempo. La sovrintendenza deve intervenire”.
Pier Paolo Milanese