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Due fendenti mortali: uno alla carotide e l’altro all’arteria succlavia. Così sarebbe morta Giulia Tramontano, la 29enne uccisa sabato 27 maggio con 40 coltellate dal suo compagno Alessandro Impagnatiello. Questo emergerebbe dall’autopsia conclusasi oggi pomeriggio dai medici legali.
Una coltellata l’ha raggiunta anche al volto, nella zona del sopracciglio, e un’altra ancora ha perforato un polmone. Almeno due sono state inferte alla schiena. Dall’analisi autoptica e dai rilievi emergerebbe che Giulia è stata letteralmente assalita dalla violenza e dalla brutalità del compagno e non è riuscita a difendersi.
La Procura nella richiesta della custodia cautelare a carico di Impagnatiello ha contestato la premeditazione e l’aggravante della crudeltà. Impostazione che non ha trovato d’accordo il gip anche se sideve considerare che gli elementi raccolti non erano ancora completi. Dalla perizia c’è la conferma che Impagnatiello ha tentato di bruciarlo il cadavere della 29enne nella vasca da bagno.
Il corpo di Giulia Tramontano, infatti, presenta ustioni e bruciature. Rilievi che confermano una pista investigativa riguardante la scopera nella cronologia del Pc di tracce informatiche di ricerche che Impagnatiello avrebbe eseguito per cercare informazioni di come si brucia il corpo umano. Occorre attendere ora gli esami tossicologici e quelli sul feto di sette mesi per capire come sembra che l’uomo si sia accanito proprio su di esso.
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