“Napoli sei tu, non Gomorra, Mare Fuori o il boss delle cerimonie” è il messaggio che Ludovica, sorella maggiore di Giovanbattista Cutolo, affida a una amica prima che comincia la celebrazione del funerale nella chiesa del Gesù Nuovo. Le parole della sua lettera sembrano accarezzare la bara bianca di Giogiò.
“Mamma sta lottando per te, con la forza di cento uomini perché non puoi essere definito da quello che ti è successo. Io non sono figlia unica. Siamo sempre Giogiò e Lulù”.
Il clima di commozione delle migliaia di persone presenti dentro e fuori la chiesa cede il passo a un grande applauso al termine del quale comincia il rito officiato dal vesco di Napoli Don Mimmo Battaglia che rivolgendosi alla città non risparmia parole di denuncia pubblica e di richiamo alla responsabilità collettiva. Napoli è a lutto.
Sono migliaia i napoletani che rispondendo all’appello di Daniela Di Maggio, la madre del giovane sono accorsi al funerale. È l’addio a Giovanbattista – il musicista dell’orchestra Scarlatti ucciso a 24 anni in piazza Municipio da tre proiettili esplosi da un 17enne – corone di fiori bianchi, striscioni, tanti palloncini lanciati in aria per tributare un ultimo saluto a Giogiò.
Sono gli amici di Giovanbattista che vestono magliette bianche con il volto del giovane e l’immagine del corno. Sul feretro c’è un cuscino di rose con un pentagramma; poi una corona del Comune di Napoli e il corno, lo strumento musicale suonato da Giogiò. Da una cappella laterale – prima dell’inizio della messa – si leva dolce il suono delle note della Scarlatti Young, l’orchestra dove suonava il corso Giovanbattista.
L’omelia di Don Battaglia non fa sconti: “Occorre disarmare, educare e amare Napoli. Sono ancora troppi i silenzi che fanno male e nessun adulto di questa città può dirsi assolto: anche io sono colpevole”.
L’arcivescovo poi aggiunge : “Fratello e figlio mio, prega per questa tua città ferita, per questa nostra amata Napoli che come una madre negligente non ha saputo custodirti e difenderti – dice guardando la bara -. Giovanbattista, figlio di Napoli, accetta la richiesta di perdono della tua città! Accetta le scuse – forse ancora troppo poche – di coloro che si girano ogni giorno dall’altra parte, che pur occupando incarichi di responsabilità hanno tardato e tardano a mettere in campo le azioni necessarie per una città più sicura, in cui tanti giovani, troppi giovani perdono la vita per mano di loro coetanei!”.
Don Mimmo Battaglia attacca le rendite di posizione ‘posto al sole’ e dice: “Quella mano l’abbiamo armata anche noi. Se qualcuno un tempo ha detto ‘fuggite’, e qualcun altro oggi dice ‘scappate’, io vi dico: Restate! Restate! E operate una rivoluzione di giustizia e di onestà! Restate e seminate tra le pietre aride dell’egoismo e della malavita il seme della solidarietà, il fiore della fraternità, la quercia della giustizia!”.
Le parole del vescovo scuotono la numerosa platea interrotte più volte da applausi scroscianti.
Alla fine del rito funebre la salma di Giovanbattista Cutolo passa ed esce dalla chiesa sostenuta dalle braccia dei suoi amici tra gli applausi delle migliaia di napoletani e al grido ‘giustizia’, ‘giustizia’.