Combattiva e con gli occhi di fuoco. Rabbiosa e indomita. Daniela Di Maggio, ospite della prima puntata della trasmissione ‘Domenica in’ condotta da Maria Venier ha portato nelle case degli italiani il dolore atroce e violento di una madre.
Il suo adorato figlio Giovan Battista Cutolo appena 24, fine musicista dell’orchestra Scarlatti per futili motivi la notte del 31 agosto è stato ucciso a colpi di pistola da un 17enne. L’assassino reo confesso era già stato accusato di tentato omicidio quando aveva appena 13 anni e stabilmente faceva parte di una gang di rapina rolex.

“Non è possibile che il brutto uccida il bello, questi criminali vanno fermati. L’Italia deve rialzare la testa. Occorre cambiare le leggi. A 16, 17 anni non si è più ragazzini. Il delitto brutale, efferato, va punito con il carcere a vita con l ‘ergastolo. Il 9 ottobre tutta la società civile d’Italia deve scendere in strada a Roma in una grande manifestazione in nome di Giogiò, mio figlio, per chiedere nuove leggi che siano adeguate alla realtà criminale di oggi.”
Uno sfogo lucido, parole determinate e meditate. Daniela Di Maggio ha già incontrato la premier e vari ministri tra cui quello della giustizia Nordio. E nei prossimi giorni vedrà il vice presidente del Csm e poi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Suo figlio Giovan Battista suonava il pianoforte e il corno, un giovane di grande talento che già a 15 anni come ha spiegato il maestro Gaetano Russo riusciva a interpretare la struttura della musica.

“La Napoli dei balordi, dei tatuaggi, delle collane d’oro, dei video sguaiati su Tik tok non sono e non rappresentano Napoli. Sono una minoranza che si sente impunita e padrona della città. Bisogna cacciare via questa gentaglia, non possono condizionare la vita della maggioranza perbene dei napoletani. Napoli è cultura, arte, musica, bellezza, intelligenza le persone oneste e brave devo rialzare la testa e riinnamorarsi della loro grande e nobile città”.
E poi ancora una volta l’appello alle istituzioni e in particolare al Parlamento: “Basta con la non imputabilità dei minori. Quando vengono processati sono condannati a pene esigue, c’è un buonismo assurdo. Se un minore impugna una pistola e fa fuoco per tre volte contro una persona disarmata a distanza ravvicinata solo perché aveva difeso un amico, deve pagare con il carcere a vita. Basta con le attenuanti, chi commette un delitto con brutalità e trocità deve restare in carcere a vita”.
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