Mentre giù a Palermo, il 23 maggio 1992, nella strage di Capaci saltava in aria prima il giudice Giovanni Falcone con moglie e gli agenti della scorta e a distanza di due mesi, 19 luglio 1992, nella strage di via D’Amelio toccava a Paolo Borsellino e i poliziotti della scorta, nello stesso periodo a Napoli il cantante Gigi D’Alessio porgeva e sottopone un testo di una sua canzone all’attenzione del boss della camorra Luigi Giuliano che ne cambia qualche parola.
A distanza di 27 anni, il cantante napoletano, diventato nel frattempo un artista di successo, oggi ha partecipato in Questura a Palermo all’anniversario della strage di via d’Amelio.

All’incontro-dibattito, che ha preso il via questa mattina alle 10.30, erano presenti anche il capo della polizia Franco Gabrielli, il sindaco Leoluca Orlando, Manfredi Borsellino, vicequestore aggiunto a Cefalù e sua sorella Fiammetta, figli del giudice ucciso e il questore di Palermo Renato Cortese.
Sta di fatto che non appena giunge il cantante Gigi D’DAlessio, Fiammetta Borsellino, che combatte una sua battaglia personale per conoscere la verità sull’eccidio di via D’Amelio, non ha aspettato un attimo in più, ringrazia e se ne va.
Poi all’agenzia Ansa con tono secco dirà: “No mi interessa”. Poi più tardi precisa e aggiusta il tiro sempre all’Ansa dice: “Sono andata via per motivi personali, ero stata lì per mezz’ora. Ho dato il mio contributo. Avevo una cosa urgente da fare”. Oltre a D’Alessio c’erano altri due cantanti partenopei Sasà Salvaggio e Rocco Hunt.
È inutile negarlo, c’è un certo imbarazzo. Gigi D’Alessio ha mosso i suoi primi passi artistici all’ombra del clan Giuliano, la cosca del rione Forcella a Napoli che dominava la città.
Almeno tre generazioni di camorristi che portano il cognome Giuliano ancora oggi infestano vicoli e strade della metropoli partenopea. Quei legami per molto tempo sono stati negati dal cantante napoletano poi, invece, parzialmente ammessi nel corso di una intervista.
“Era il 1992. Il mio collaboratore Vincenzo D’Agostino, ritenne di sottoporre una canzone a Luigi Giuliano (ex boss del rione Forcella a Napoli noto con il nomignolo di Lovigino). Lui la lesse e impose di cambiare una parola. La cambiai. Fine del nostro unico incontro”. E poi “Ho suonato anche per qualche boss. Spesso non mi pagavano: un bacio e via”.
Così il cantautore Gigi D’Alessio, spiegherà in una intervista ad Andrea Scanzi del ‘Fatto Quotidiano’, il 24 marzo 2012, pagina 14.
Molte le amnesie di D’Alessio nel raccontare quegli anni. Gigi era un assiduo frequentatore di via Giudecca Vecchia, strada che ospitava la casa-quartier generale di Lovigino e di vico Scassacocchi dove risiedeva Luigi Ponticelli alias Giggino ‘a Bomboletta (soprannome dovuto all’abitudine di avere con se sempre la lacca spray) impresario musicale (socio della casa discografica “Phonosud Italia”) e cognato di Luigi Giuliano (ha sposato Flora Marzano sorella di Carmela).

Peccato che Gigi non ricordi. Un vero peccato. Perché Giggino ‘a Bomboletta è stato il suo scopritore e produttore.
La musica, i dischi, i cd li ha finanziati la Phonosud Italia impiegando anche soldi di dubbia provenienza.
Le famiglie Ponticelli e D’Alessio si frequentavano ed erano in grande amicizia al punto tale che il manager fece da padrino di prima comunione a Claudio, il figlio di Gigi. Quest’ultimo a sua volta ricambiò cresimando Luigi Antonio, primogenito di ‘Giggino ‘a Bomboletta’.
Con Lovigino i rapporti non erano – come dice il cantante – superficiali e occasionali. C’era un rapporto di amicizia e stima. Peccato che Gigi proprio non ricordi.
Lovigino, amante e autore di poesie, scrisse per Gigi ‘Cent’anni’, una canzone strappa lacrime che in poche settimane divenne l’inno dei vicoli di Napoli. A cantarla sarà lo stesso D’Alessio in coppia con Mario Merola, il re della sceneggiata.

Sull’onda lunga del grande successo di popolo del brano Gigi e Mario gireranno anche il film ‘Cent’anni’, celebre pellicola trash ancora in circolazione nei quartieri popolari.
Sono trascorsi 27 anni e ora il cantante Gigi D’Alessio, artista nazionale, si ritrova in Questura a Palermo a commemorate Paolo Borsellino e gli agenti della scorta saltati in aria per difendere la legalità intonando qualche canzone tipo ‘scurdámmoce ‘o ppassato, simmo ‘e Napule paisà’.
Arnaldo Capezzuto
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