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Matteo Salvini è turbato. La vicenda tragica dell’uccisione del giovane carabiniere l’ha segnato particolarmente. Chi ha avuto modo di parlargli ha visto un ministro dell’Interno molto arrabbiato.
Se inizialmente aveva invocato “pena certa” e “i lavori forzati a vita” per gli assassini del vicebrigadiere Mario Rega Cerciello, 35 anni, trucidato con otto coltellate di cui una dritta al cuore, adesso il capo del Viminale alza ancora di più il tiro.
I colpevoli sono due 19enni americani e nel loro Paese chi commette un delitto così atroce non resta dietro le sbarre a vita con i soldi dei contribuenti.
Il capo della Lega non usa mezzi termini e con un post su Fb guarda direttamente al sistema americano e alla pena capitale.
“Sperando che l’assassino del nostro povero carabiniere non esca più di galera – scrive – ricordo ai buonisti che negli Stati Uniti chi uccide rischia la pena di morte. Non dico di arrivare a tanto, ma al carcere a vita (lavorando ovviamente) questo sì!”.
Quello della pena di morte riservata a chi commette reati particolarmente gravi e atroci e che turbano l’opinione pubblica non è un tabù.
Leggendo lo sfogo della gente, ascoltando ampi settori delle forze dell’ordine, c’è un pezzo significativo di società italiana che non disdegnerebbe il ripristino della pena capitale in Italia.
C’è un clima di paura e di sfiducia generalizzato tra i cittadini. Non è un caso se il post di Salvini ha trovato un grande consenso.
E dalla Lega adesso la parola d’ordine è durezza estrema a cominciare dall’approvazione di una legge contro gli stupefacenti. Lo Stato deve mostrare i muscoli e mettere in sicurezza il Paese.
E allora come sostengono i sottosegretari del Carroccio Nicola Molteni e Jacopo Morrone : “Basta inutili chiacchiere. Al più presto dev’essere approvata la proposta droga zero e galera per tutti gli spacciatori”.
Pier Paolo Milanese
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