Il premier Giuseppe Conte è corso al capezzale di Venezia. Riunioni, sopralluoghi e summit. La situazione è drammatica sembra di essere ripiombati nell’incubo dell’alluvione del 1966. Un disastro annunciato.
Il Mose, le paratoie mobili costate 6 miliardi di euro, che dovevano difendere la laguna dopo 15 anni grondano di ruggine, di problemi tecnici, di costi esorbitanti dovuti alla manutenzione.
Manca il collaudo e non è stato mai messo in funzione.
Benvenuti in Italia, un Paese sommerso dal Nord al Sud dalla vergogna di ladrocini, corruzione e tangenti.
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro è stremato. Sono 48 ore che non chiude occhio con l’intero apparato delle forze dell’ordine, vigili del fuoco, tecnici, protezione civile.
Venezia patrimonio del mondo è in ginocchio. L’acqua alta è da record ben 187 centimetri, seconda soltanto ai 194 centimetri raggiunti con l’alluvione del 1966.
I danni sono ingenti per centinaia di migliaia di euro con opere d’arte, monumentali, affreschi irrimediabilmente danneggiati. Poi famiglie sloggiate, attività commerciali distrutte. Un cataclisma. Il terrore e anche i morti.
Le scene continuano ad essere drammatiche con una marea prepotente che non scende e si accumula a quella precedente. Ansia e disagi tra la popolazione. Anziani e disabili mssi in salvo perchè impossibilitati a muoversi. Tanti incendi causati da cortocircuiti, allagamenti di locali, negozi, abitazioni, hotel.
Tanto lavoro anche all’interno della Basilica di San Marco che ha visto la cripta dove riposano i patriarchi, riempirsi quasi come nell’alluvione del 1966. Una vergogna. Il governatore Luca Zaia si è rivolto allo Stato.
“A Venezia c’è una situazione drammatica, una situazione di maltempo che ci preoccupa e fa soffrire le comunità” spiega Conte che domani convocherà un consiglio dei ministri strardinario per decretare lo stato d’emergenza e stanziare subito le prime risorse e programmare l’invio di aiuti a Venezia.