La lobby trasversale del mattone non si ferma : da Castellammare a Volla passando per Cardito, Frattamaggiore e Caivano. Un potere che condiziona, dispone e decide

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Questa storia è la solita storia di presunte irregolarità per la realizzazione di un progetto edilizio con leggi modificate ad hoc, con autorizzazioni fatte su misura e provvedimenti cuciti da esperti sarti. Tutto quello che si è mosso all’ombra dell’ex insediamento industriale dell’ex Cirio di Castellammare per tramutarlo in un complesso residenziale accade ‘normalmente’ in tutta la provincia di Napoli e non solo.

Consumo del suolo? Colate di cemento? Abnormi insediamenti edilizi? Cambi in corsa di destinazioni d’uso? Varianti e deroghe agli strumenti urbanistici? Licenze edilizie che partono in un modo e finiscono in un altro? In Campania è un canovaccio ben scritto, un inchiostro simpatico invisibile e indelebile che al momento giusto resta impresso e visibile.

La più grande industria del Mezzogiorno è quella del mattone. Non c’è legge, normativa, sentenza che tenga. Il partito unico e trasversale del mattone selvaggio non si ferma mai. Palazzi, case, appartamenti, ville, capannoni prendono forma e consistenza trasformando, sfigurando, devastando territori.

La politica è solo una delle tante cinghie di trasmissione di questo coacervo di interessi che muovono le leve di uffici tecnici, professionisti, pezzi delle istituzioni, un network che riesce a condizionare amministrazioni locali, regionali e nazionali.

Non impressiona affatto se l’imprenditore Adolfo Greco, finito ai domiciliari e coinvolto in altre inchieste, agiva e teleguidava la modifica della legge regionale 35/87 quella del Piano urbanistico territoriale della costiera sorrentina- amalfitana che ostacolava il suo progetto di riconversione del complesso industriale dismesso dell’ex Cirio di Castellammare.

L’imprenditore si era affidato al consigliere regionale Mario Casillo, capogruppo del Pd in Consiglio Regionale affinché intervenisse con gli altri consiglieri in aula per portare a compimento quella piccola modifica normativa. L’auspicio non va in porto e s’interrompe il ‘do ut des’.

L’attivismo del capogruppo Casillo in Consiglio regionale era chiaramente interessato – secondo i magistrati di Torre Annunziata – Greco aveva assicurato che i lavori di impiantistica elettrica del nuovo insediamento sarebbero stati affidati a una ditta indicata dallo stesso Casillo.

Il reato che si configura secondo i giudici per i protagonisti di questo pezzo d’inchiesta sarebbe quello del traffico di influenze illecite, non è prevista la misure cautelare ma il reato gravissimo. Accusa che mal si concilia con una ricandidatura dello stesso Casillo – qui non c’entra nulla il garantismo ma è questione di opportunità – alle prossime elezioni regionali.

La trama è fitta, tutto gira attorno a Greco, l’uomo dei due mondi, imprenditore che viene da lontano. Una storia, la sua, che è un romanzo e che affonda le sue radici all’ombra del padrino Raffaele Cutolo, ‘o professore, fondatore e capo della Nco, boss enigmatico di un certo spessore che sopravvive a se stesso.

Solo pochi giorni fa, al padrino da anni al 41 bis, gli sono stati negati gli arresti domiciliari per il Covid -19. Chi racconta di un 79enne ormai sepolto in carcere da 49 anni di detenzione ormai privo di collegamenti con la realtà, sa di mentire. La stessa vicenda Greco ne è una prova evidente. Fallita l’operazione della modifica legislativa per tramite Casillo c’è il cambio del referente politico.

L’imprenditore consulta la sua agendina e si rivolge all’ex autista, tuttofare e avvocaticchio di Cutolo, il deputato Luigi Cesaro, ex compare e compagno di merende dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Luigi Cesaro, conosciuto come Giggino ‘a purpetta, una carriera nelle istituzioni inspiegabile e dettata dai tempi cupi che viviamo, si attiva e aiuta il vecchio conoscente.

Alla fine – non si sa come – ma con mestiere s’interviene e si ottiene la modifica della legge regionale n.19/2009 ad opera di un collegato alla legge di stabilità finanziaria del 2014 (Lr 16/2014) che prevede espressamente l’applicabilità delle norme premiali del piano casa ai territori sottoposti ai vincoli di inedificabilità relativa, di natura paesaggistica, imposti dal Put.

Passaggi tecnici per dire che se le norme sulla carta erano rigide e piantavano solidi paletti oltre i quali non era possibile andare con piccoli aggiusti, codicilli e regolamenti da interpretare in modo adattivo è stato possibile accontentare Greco e la sua lobby trasversale. È solo l’inizio della storia che poi racconteremo nei dettagli.

Ora c’è da fare solo constatazioni: Nulla di nuovo sotto il sole. L’industria del mattone non si può fermare. Milioni di euro iniettati nel cemento. Costruttori nati dall’oggi al mattino, speculazioni edilizie, progetti costruiti nelle segrete stanze, permessi a costruire fatti in casa, modifiche in corso d’opera, lottizzazioni selvagge mascherate sottoforma di ristrutturazioni, interventi conservativi, ammodernamenti, lavori d’interesse pubblico, ampliamenti a scopo commerciale, insomma di tutto di più.

Basta allungare lo sguardo e constatare ciò che accade a pochi passi da Napoli : Volla, Frattamaggiore, Orta da Atella, Caivano, Pagani, Sant’Antimo, Cardito, comuni dove il mattone condiziona tutto e tutti, delinea perfino il potere politico a tutti i livelli, infiltra propria classe dirigente nei posti chiave e se non riesce ad agganciare l’eletto di turno costruisce e spedisce in Parlamento i propri rappresentanti. Non è un caso se proprio quei comuni – per ora manca all’appello solo Cardito – sono stati tutti sciolti per i ramificati interessi di lobby edilizie e per le infiltrazioni camorristiche . Si, perchè la camorra c’entra sempre.

I clan in queste storie di mattoni e cemento c’entrano e tanto. Sono entità invisibili, manovrano in silenzio, saldano interessi, muovono le leve, fanno affluire capitali, riciclano, condizionano, inquinano.

Quando i magistrati riescono a farsi spazio nel ginepraio inestricabile di norme, sentenze, ordinanze di Tar, Consiglio di Stato, codicilli, regolamenti, interpretazioni, prassi consolidate e provare condotte illecite come è accaduto proprio a Volla con due maxi blitz : il primo il  13 marzo 2019 di 250 appartamenti per un valore di 60 milioni e l’altro il 30 maggio del 2019 con sigilli apposti a 23 appartamenti e tredici villette dal valore complessivo di circa 7,5 milioni di euro, sono fermati dalla politica.

È bastata una piccola modifica in Consiglio Regionale alla normativa e tutto s’ aggiusta ciò che era illegale adesso è legale. Insomma, l’oca torna al punto di partenza.

Non è un caso se al presidente del Regione Campania Vincenzo De Luca, al suo vice Fulvio Bonavitacola in cinque anni di legislatura non si è riusciti a dotare le amministrazioni locali dei Puc, i piani urbanistici.

Proroghe su proroghe, minacce di commissariamenti ma alla fine tutti i comuni sono sprovvisti dei piani di salvaguardia e dei Puc, insomma, con la pratica della deroga degli strumenti urbanistici i cementificatori, le lobby della mattone tranquillamente possono fare affari e distribuire prebende e finanziare campagne elettorali.

Arnaldo Capezzuto

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