Rabbia, incredulità e tanto, tanto dolore per la scomparsa improvvisa e inimmaginabile di Michele Ammendola avrebbe compiuto 46 anni il 17 gennaio, napoletano ma da anni a Bologna e protagonista di un attivismo sociale e contro l’illegalità schierato con i più deboli.
Michele si era inventato la pizzeria etica del Pilastro, a Bologna dove era stata istituita anche la pizza sospesa per i più bisognosi. Poi aveva dato vita a ‘Porta Pazienza (Ex Masaniello) dove si potevano apprezzare pietanze partenopee e bolognesi, un locale inclusivo dove ci lavorano ragazzi fragili ed ex detenuti.
Grande tifoso del Napoli con Maurizio Criscitiello ha fondato il Napoli club Bologna, intitolato poi a Giancarlo Siani. Michele è divenuto a sua insaputa un simbolo bello dell’antimafia, nel suo locale ha accolto tutti e sempre usando prodotti che provenivano dalle terre confiscate alle organizzazioni criminali. Il sindaco Matteo Lepore ha espresso il suo cordoglio alla famiglia e alla comunità della pizzeria ‘Porta Pazienza’.
“Che brutto scherzo ci hai fatto Michele. Tu che ogni giorno pubblicavi le foto dei tuoi bimbi. Tu che mi hai bombardato con il tuo carisma ei tuoi fritti anti camorra, anti violenza, anti fascismo”, ha scritto Lepore.
“Tu si una cosa grande Miche’! E Bologna starà accanto ad Alessandra, Francesco e Luca. È l’impegno che ci prendiamo con te”.
Sui social lo piangono, tra gli altri, il giornalista e senatore Sandro Ruotolo e padre Maurizio Patriciello.
“Napoli e Bologna perdono una delle persone più belle che abbia mai conosciuto – scrive Ruotolo – era un vulcano di idee e quasi tutte le ha trasformate in fatti: si è inventato la pizza sospesa a Bologna, si è occupato di terra dei fuochi e ha sostenuto le cooperative sui beni confiscati alla camorra».
Commosso il ricordo di don Patriciello: “Il Signore ti abbia in gloria, Michele, caro, caro, caro amico di mille cose belle fatte insieme”.