Una trappola. Una azione a tenaglia. Un piano segreto per spingere fuori dal governo del cambiamento la Lega.
Matteo Salvini non è fesso. La rottura dell’alleanza se inizialmente era incomprensibile ai più ora con il diradarsi della nebbia s’intravedono meglio le sagome del M5S e del Pd.
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Il capo del Carroccio aveva capito, intuito che qualcosa bolliva in pentola. Una congiura segreta ordita contro la Lega e lo stesso leader politico per rimischiare le carte e fermare una ascesa a dir poco travolgente.
Una manovra di Palazzo degna della vecchia politica per espellere e buttare fuori dal sistema la Lega e così compiacere e rassicurate i partner della Ue.
A quasi un mese dalla clamorosa rottura e la messa in crisi del ‘governo del cambiamento’ emergono dettagli, particolari e passaggi che spiegano meglio la ‘mossa del cavallo’ messa in atto da Matteo Salvini.
La mozione di sfiducia presentata dal Carroccio al governo presieduto da Giuseppe Conte è stato un segnale che Salvini ha voluto lanciare all’alleato del Movimento 5 Stelle e al suo leader Luigi Di Maio.
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Un messaggio che tradotto suona così: “Con la Lega non si scherza. Ora vi assumete la responsabilità del vostro agire ambiguo. Stacchiamo la spina”.
Matteo Salvini è un animale politico, dotto di un grande istinto e carisma. Se inizialmente anche all’interno della Lega si sono levate critiche e perplessità sulle mosse di Salvini adesso che l’accordo M5S-Pd è a un passo si comprende meglio la filigrana di ciò che è accaduto.
“Sta nascendo il partito delle poltrone, che vuole smontare tutto. Ma attenzione: chi ha paura del voto del popolo non ha la coscienza pulita” – insiste Matteo Salvini – che manda una frecciata all’ex premier “Se la discontinuità avrà il suo volto, gli italiani avranno chiaro il perché del ribaltone, che era preparato da tempo”.
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La rottura unilaterale dell’8 agosto voluta e perseguita da Salvini era l’unico modo per far capire, comprendere e spiegare agli italiani che la Lega non vuole essere coinvolta in giochetti e strategia degne della Prima Repubblica.
C’è un disegno internazionale. L’elezione a capo della Commissione Ue di Ursula von der Leyen con i voti determinanti del M5S, Pd e Forza Italia mentre la Lega ha votato contro illustrano meglio di qualsiasi argomento perchè il Carroccio prima o poi venisse messo nelle condizioni di dover mollare il Governo.
Non è casuale – riflettono al quartier generale della Lega – la formula pronunciata con un straordinario tempismo da Romano Prodi guadando alla situazione politica italiana : un ‘Governo Ursula’. Il cerchio si chiude.
Matteo Salvini non molla. Non toglie la giacca da ministro degli Interni e sottolinea: “Non facciamo appelli alle piazze – dice – sono ancora al Viminale, per garantire stabilità, sicurezza, regole e dignità”.
E nonostante tutto Salvini continua a tenere la porta aperta ai grillini nella consapevolezza che le vere riforme e il cambiamento non lo potrà mai garantire una alleanza con il Partito democratico.
Pier Paolo Milanese