Caso Cucchi, fu omicidio. Condannati due carabinieri. Adesso chiederanno scusa a Stefano?

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Ora dovranno chiedere scusa a Stefano Cucchi e alla sua famiglia. L’elenco è lunghissimo. Almeno lo facciano pubblicamente Carlo Giovanardi, Matteo Salvini, Ignazio La Russa, Giorgia Meloni, Gianni Tonelli. Sono stati quelli che negli anni hanno addirittura offeso la famiglia di Stefano Cucchi mentre disperata cercava la verità.

Il giovane geometra fermato per droga fu ammazzato nel corso di un pestaggio da parte di uomini dello Stato che doveva, invece, difenderlo. La morte di Stefano fu omicidio preterintenzionale.

Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, sono i primi due carabinieri che una sentenza ha riconosciuto colpevoli del pestaggio di Stefano. Oggi sono stati condannati a 12 anni per omicidio preterintenzionale.

La testimonianza del carabiniere Francesco Tedesco

L’imputato-teste, il carabiniere Francesco Tedesco è stato condannato a due anni e sei mesi per falso ed è stato assolto, invece, dall’accusa di omicidio preterintenzionale nel processo per la morte di Cucchi. E poi, una assoluzione e quattro prescrizioni.

È quanto deciso dai giudici della Corte d’Assise di Appello di Roma per cinque medici dell’ospedale Sandro Pertini coinvolti nella vicenda di Stefano Cucchi.

I camici bianchi dell’ospedale Sandro Pertini coinvolti nella vicenda del geometra romano arrestato nell’ottobre 2009 per droga e poi morto una settimana dopo nel Reparto detenuti dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma. Assolta il medico Stefania Corbi.

Accuse prescritte per il primario del Reparto di medicina protetta dell’ospedale dove fu ricoverato il geometra romano, Aldo Fierro, e altri tre medici Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo. Per la Corbi la formula di assoluzione è “per non commesso il fatto”. Per tutti il reato contestato era di omicidio colposo.

“Ci sono vuoti 10 anni per dire che Stefano non è morto di suo, per dire che non è caduto dalle scale ma che è morto perchè ammazzato di botte”. Così Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, al termine della lettura della sentenza nell’aula Bunker di Rebibbia.

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