Il 18 gennaio di due anni fa l’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) fu travolto da una valanga e morirono 29 persone. Il resort fu inghiottito da una nube di ghiaccio, terreno e calcinacci.
Soccorsi in ritardo, chi doveva lanciare l’allarme e far scattare il codice di massima emergenza pensava a scherzi telefonici. Un disastro o meglio la grande vergogna.
Il gip del tribunale di Pescara ha stabilito che le risultanze investigative non permettono di sostenere l’accusa in giudizio. Praticamente e concretamente il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’archiviazione di 22 indagati tra l’altro, gli ex presidenti della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi.
Dal processo escono anche gli assessori che si sono succeduti e che avevano la delega alla Protezione civile, come il responsabile della sala operativa della Protezione civile; il dirigente del servizio di Programmazione di attività della protezione civile, il direttore del Dipartimento opere pubbliche fino al 2015 e il responsabile del 118 come per i funzionari della Prefettura.
Stupore, rabbia e tanta delusione per i familiari delle vittime alla fine la colpa è di chi stava in hotel, di chi lavorava a Rigopiano e di chi c’è andato in vacanza.