21 marzo, giornata nazionale in ricordo delle vittime di mafia. Impossibile trascrivere tutti i loro nomi in questo articolo.
Sono oltre un migliaio le persone uccise dalla mano mafiosa. Mafia, ‘ndrangheta, camorra, e tutti gli altri titoli con cui nel tempo si è cercato di dare uno status alla vigliaccheria umana.
Un dramma italiano, ramificato nel mondo. Un sistema di malaffare che per raggiungere i suoi scopi ha scavalcato qualsiasi barriera, senza badare nemmeno ai corpi delle anime innocenti.
Se nella concezione comune vige la percezione che a pagare con la vita i prezzi spropositati delle mafie siano solo nomi illustri come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha il dovere morale e civile di interiorizzare con maggiore consapevolezza e impegno che a morire negli ultimi decenni sono stati anche bambini, bambine, ragazzi e ragazze, madri, padri, sorelle, fratelli, persone così dette “comuni” che erano involontariamente lì, nella traiettoria di quelle pallottole con cui da troppi anni spara la disumanità criminale.
In occasione del 21 marzo, l’Associazione Amato Lamberti ha deciso stamane di omaggiare le vittime delle mafie con uno spot pubblicato.
Un monito indirizzato alla società civile affinché non dimentichi, guardando negli occhi quelle foto di quei tanti dai sorrisi spezzati. Il video spot inizia con una breve riflessione del Sociologo Amato Lamberti che analizza in modo chiaro e diretto cos’è la mafia e quanto essa stessa non avrebbe le risorse per esistere senza la partecipazione attiva di organi istituzionali apparentemente legali del nostro sistema politico e professionale.
Da anni l’Associazione Amato Lamberti attraverso la sua attività di sensibilizzazione prova a spiegare, soprattutto ai giovani, cosa vuol dire criminalità organizzata, quali sono i rischi dell’affiliazione, l’arruolamento dei tanti ragazzi e quanto il sistema criminale sia così tanto radicato negli apparati di governo. Le mafie nel nostro paese non sono, come comunemente si immagina, “semplici” gruppi di criminali organizzati per gerarchie, mafia vuol dire connivenza, vuol dire legittimazione da parte della politica.
Il vero rischio è proprio questo: chi dovrebbe tutelarci, talvolta si arricchisce con il sistema mafioso fino a sedere sulle poltrone del comando; “La mafia tende a sostituirsi allo stato. La lotta alla mafia è la lotta a un sistema che tende a sostituirsi allo stato, che tende a farsi stato, e quindi a decidere ciò che invece dovrebbe decidere lo stato. Questa è la pericolosità”.
Scriveva Lamberti qualche anno fa. Spezzare questo meccanismo, prima di tutto ammettendolo, è il primo provvedimento culturale necessario per abbattere quel sistema.
Anzi, è il secondo provvedimento necessario. Il vero primo provvedimento è avere il coraggio di interiorizzare gli occhi proposti in quello spot e comprendere, davvero, quanto è dovere di tutti gridare con forza il dissenso, con tutta l’energia possibile, facendo riecheggiare oltre alla nostra, la voce interrotta di tutti coloro che sono stati impietosamente ammazzati.
Amedeo Zeni