Erano gli inizi degli anni 80′, la musica entrava definitivamente nell’era pop, della pubblicità e del marketing. Le copertine di un album avrebbero avuto molta piu valenza della musica stessa.
Si apriva una nuova era, ma paradossalmente in Italia, si chiudeva il tragico destino di un uomo, che ne seppe decantare i vizi, i paradossi, i controsensi, musicandoli sempre in maniera beffarda, ironica e anti-convenzionale. Rino Gaetano, moriva in un tragico incidente stradale la notte del 2 Giugno 1981. Proprio come il suo mentore Fred Buscaglione, a cui attinse quella vena di gangster beffardo nella reinterpretazione del brano “Il Dritto di Chicago”.
L’Italia degli anni 70, non ebbe la capacità ( almeno di inizialmente), di comprendere i testi di Gaetano, etichettandoli come non-sense “demenziali”, e spesso e volentieri mettendoli a margine , preferendo il nuovo cantautorato che si faceva spazio in quegli anni dei vari De Gregori, Venditti, e Baglioni. Con il tempo, con l’uscita di dischi come “Mio fratello è figlio Unico”, (1976) e l’esibizione iconica al Festival di Sanremo con “Gianna” (1978), arrivò il sucesso nazional-popolare.
Ma Gaetano, era molto di più, era l’uomo che racconto l’emarginazione e la solitudine nel singolo “Mio Fratello è Figlio Unico”, dell’Italia dei vari e controversi strati sociali in “Ma il cielo è sempre più Blu”, del paese visto con lo sguardo sedotto e abbandonato di una donna, “Aida”, di singoli come “Berta Filava”, tessendone i rapporti oscuri della nostra società, era l’uomo che cantò della fatica e del sudore del meridione come “Ad esempio a me piace il Sud”, oppure la vita quotidiana operaia come in “Agapito Malteni” o “L’Operaio della Fiat”.
Gaetano, cantore apolide e anticonformista, metteva in luce i segreti e gli altarini di un paese troppo spesso bigotto, formale e perbenista. Lo faceva con testi ermetici, che arrivarono al pubblico molti anni dopo. Un unicum della storia della musica italiana. Che dedicò la sua vita anche all esperienza in radio, dove fu conduttore di programmi radiofonici come “Canzone d’ autore”, ma anche al teatro e al cabaret, aprendo i concerti di Antonello Venditti.
Fece della goliardia la sua forma-canzone, viaggiando nel suo percorso musicale da Crotone sino a Roma in un neonato “FolkStudio”, sempre con il suo bagaglio di sogni, poesia e ironia da “menestrello fuori dal coro”. “Resta vile Maschio, dove vai?” e “Io Ci Sto”, furono gli ultimi suoi album, scritti tra Città del Messico e Italia. Contenenti brani significativi come “Ti Ti Ti Ti” e appunto “Io Ci Sto”, reinterpretò poi la bellissima “ A Mano A Mano” di Riccardo Cocciante.
Il nostro paese, ha rivalutato col tempo la figura, l’immagine e la musica di Gaetano, collocandolo come un icona della storia popolare della nostra società. Attraverso iniziative portate avanti dalla storica Rino Gaetano Band e come quella prossima del 2 Giugno durante il “Rino Gaetano Day”, con l’inaugurazione di una arena per concerti a lui dedicata nel Parco della Valli ( Montesacro/ Conca D’Oro) a Roma
Sergio Cimmino