Il ben servito a Nino Daniele, fino a poche ore fa, assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli da parte del sindaco Luigi de Magistris nell’ennesimo valzer delle poltrone a Palazzo San Giacomo, si sta rivelando un vero e proprio boomerang.
Forse Daniele qualcosa aveva percepito che alle sue spalle avanzavano gli intrighi di Palazzo e qualcuno aveva messo sul fuoco la petola per bollirlo.
In occasione della presentazione al Pan della mostra di Mirò, infatti, l’assessore Daniele con accanto prorio il primo cittadino nel corso del suo intervento calibra alcune parole sibilline che lette oggi hanno il sapore della preveggenza: “Il nostro lavoro lo facciamo anche a fronte di tanta ingenerosità e di tanta ingratitudine ma sapete io cito spesso, faccio riferimento al motto di Cicerone ‘Se in politica vuoi la riconoscenza adotta un cane’”.
La frittata è fatta. Intellettuali, artisti, registi, il mondo universitario, associazioni, il volontariato e nomi di peso internazionale stanno spontaneamente manifestando il proprio rincrescimento e sopresa per la decisione improvvisa di privarsi di un uomo di grande spessore, senibilità e bravura come Nino Daniele che ha saputo con pochi mezzi a disposizione e tra mille difficoltà rivitalizzare e rilanciare Napoli nel mondo internazionale della cultura facendola risplendere Capitale.
Il filosofo Aldo Masullo va subito al punto e in modo netto spiega senza mezze misure al quotidiano ‘La Repubblica’ : “Allontanare dalla giunta Nino Daniele è stato un grave errore. Il sindaco ha licenziato una persona di eccezionale valore, innanzitutto morale e poi culturale”.
La verità è che molti intellettuali epersone vicine a Daniele, gli avevano sconsigliato di entrare a Palazzo San Giacomo: troppo lontano culturalmente e politicamente dal primo cittadino. Invece Daniele per spirito di servizio, per dare un contributo, per aiutare Napoli gettando il cuore oltre ogni ostacolo si è sobbarcato l’onere di provarci.
Perfino lo scrittore Maurizio De Giovanni molto vicino al sindaco ha scritto: “Rinunciare a Nino Daniele come assessore alla cultura significa non aver compreso quello che quest’uomo di incredibile amore ha fatto in un settore assolutamente strategico, di fondamentale importanza per la crescita. Significa buttare via anni di lavoro appassionato, senza soldi, senza strutture, senza potere, inventandosi iniziative e stabilendo contatti con instancabile trasporto. Significa cedere alle regole tristi di una politica minuscola, al puro scopo di trovare sostegno in parti che con la cultura non hanno niente a che fare”.
Un punto di vista chiaro e netto che sancisce senza alcun ombra di dubbio una rottura nei confonti dell’esperienza di de Magistris.
Proprio la presenza di Nino Daniele a Palazzo San Giacomo per molti mondi paralleli, adiacenti e trasversali era una garanzia, una polizza assicurativa di neutralità e non compromissione rispetto a un certo grado di strumentalizzazione e incasellamento di stampo ideologico.
È questo patto segreto, silente d’intenti che ora è venuto a mancare con le ovvie ricadute e contraccolpi per i mondi invisibili ma esistenti della complessa e variegata Napoli culturale, artistica, dei talenti, delle energie e dei fermenti d’avanguardia che ne fanno da sempre nell’unità dell’equilibrio Capitale.
Arnaldo Capezzuto